

Un sapiente impasto di farine di grano duro e tenero, uova (con un alto numero di tuorli, che dona il caratteristico colore giallo carico)
Un sapiente impasto di farine di grano duro e tenero, uova (con un alto numero di tuorli, che dona il caratteristico colore giallo carico), e - tradizionalmente - le mani esperte delle donne di Langa: nascono così, dopo ore di paziente lavoro, i tajarin, pasta tradizionalmente fatta, stesa e tagliata a mano. La preparazione è lunga con la sfoglia stesa sempre più fine fino a raggiungere lo spessore desiderato; prima di essere tagliati, i tajain vanno fatti asciugare per almeno mezz'ora affinchè non si incollino.
In questo piatto, li proponiamo accompagnati dal sugo ai funghi porcini. Perché si chiamano così? L’origine del nome è controversa. Già gli antichi Romani chiamavano questo fungo suillus, “maiale”, da cui deriva l’attuale denominazione: secondo alcuni l’appellativo sarebbe dovuto all’aspetto tozzo e massiccio, per altri dipenderebbe invece dal particolare gradimento riscosso dal fungo in questione nell’alimentazione dei maiali, ghiotti di tartufi e di funghi.
La maggior parte dei nostri prodotti viene confezionata in comodi barattoli di vetro. Perché? Il motivo risiede nel fatto che Il procedimento di lavorazione e il confezionamento in barattolo di vetro permettono di mantenere il prodotto salubre e genuino, evitando così l'utilizzo di conservanti. In Piemonte, ma in generale nella tradizione italiana del conserviero, si tratta di una pratica diffusa, dovuta proprio a questioni di sicurezza alimentare e di garanzia di freschezza del prodotto. Il vetro, essendo un materiale inerte, ha il rischio più basso di interazione con il cibo e costituisce una barriera di protezione naturale a garanzia della conservazione del contenuto. Senza contare, sul fronte della salvaguardia ambientale, che è riciclabile al 100%, per un numero infinito di volte.
Mettete in una pentola capiente (altezza minima 20 cm, diametro 25 cm) 4 l di acqua e 50 g di sale grosso, ponete sul fuoco e portate l’acqua in ebollizione.
Nell’attesa, aprite il barattolo del sugo e versatene il contenuto in una padella (diametro 25 cm), scaldandolo fino a bollore con 30 ml di brodo vegetale o acqua.
Quando l’acqua della pentola bolle, tuffatevi i tajarin e, appena l’acqua riprende a bollire, scolateli con un colino.
Fate saltare in padella (diametro 30 cm) per 1-2 minuti con il sugo, aggiungendo un cucchiaio (circa 15 g di olio EVO) così da renderli più morbidi e legati.
Servite quindi i tajarin con l’aiuto di una pinza, disponendoli in un piatto fondo.
ATTREZZATURA: Pentola capiente (altezza minima 20 cm, diametro 25 cm), padella (diametro 25 cm), colino, pinze.
Consumare previa cottura - tempo di cottura 2 minuti